Nell’ambito delle riaperture che ora si susseguono inseriamo anche Gellius, il ristorante stellato di Oderzo (TV) che, da domani questa sera, venerdì 5 giugno, tornerà ad ospitare appassionati e gourmet di tutta Italia dopo tre mesi di chiusura.
Erano infatti i primi giorni di marzo quando, per precauzione, in piena ondata Covid-19 lo chef e patron Alessandro Breda aveva deciso di chiudere il ristorante, l’annesso bistrot Nyù e il bar della piazza centrale della città.
È il momento di ripartire – dichiara Bredama lo faremo a modo nostro, con molta prudenza. Garantiremo infatti solamente il servizio di cena al Gellius, mentre il Nyù sarà aperto solo a mezzogiorno, per pranzi e incontri di lavoro. Siamo felici perché il primo week-end è già praticamente sold out, ma stiamo con i piedi per terra e cerchiamo di fare un passo alla volta”.
Il locale riapre con tutte le precauzioni e attenzioni prescritte dalla normativa, ma senza rinunciare a coperti, grazie alle distanze fra i tavoli che erano già molto ampie per garantire un’esperienza ottimale ai clienti.
La riapertura del ristorante è l’ultimo tassello di un graduale ritorno alla normalità per le strutture del Gellius: il bar ha infatti già riaperto il 22 maggio dal lunedì al venerdì dalle 17.30 alle 2.00, mentre sabato e domenica dalle 10.30 alle 2.00. È stato quindi seguito dal Nyù, dal 26 maggio aperto tutti i giorni in pausa pranzo, mentre il ristorante Gellius si appresta ad aprire le porte domani, dando appuntamento agli appassionati tutte le sere dal venerdì alla domenica.
Ma parliamo di questo ristorante che Alessandro ha portato alla stella nel 2005. Aperto nel 2001 a Oderzo, in provincia di Treviso, il ristorante si snoda tra i resti archeologici dell’antica città romana e incarna la filosofia di Breda: una cucina equilibrata e ragionata, dove il piacere è il minimo comune denominatore di ogni piatto.
Lo chef Alessandro Breda nasce a Conegliano (Treviso) nel 1968, quindi un uomo del territorio che aveva il sogno di diventare un pilota dell’aviazione, ma durante l’adolescenza scopre la cucina e decide di iniziare la scuola alberghiera a Falcade.
Dopo alcune stagioni nei ristoranti del territorio parte per Parigi, dove sperimenta per la prima volta il lavoro in una cucina stellata. Rientrato in Italia per la leva militare, è proprio nelle cucine del campo che conosce Giancarlo Perbellini, con cui rimane in contatto e che lo introduce al Desco a Verona, dove lavorerà per qualche tempo.
Verso la fine degli anni ‘80 Breda, che nel frattempo sta collaborando per il ristorante Concorde nel mantovano, è sempre più incuriosito dalla cucina di Gualtiero Marchesi: lo chiama ogni giorno per mesi, finché non entra a far parte della sua brigata. Il sodalizio con il maestro prosegue per due anni e mezzo, durante i quali Breda diventa Chef de partie ed entra in contatto con alcuni dei nomi più importanti della cucina italiana e internazionale.
L’esperienza con Marchesi lo spinge a ricercare un modus operandi ancora più preciso e rigoroso e decide così di spostarsi al Tantris di Monaco. Qui resterà per tre anni fino al 1992, quando torna in Italia e fa una breve esperienza all’Enoteca Pinchiorri assieme a Cracco, Berton e Lopriore prima di spostarsi al Four Seasons di Londra. Comincia ad avere un bel bagaglio di informazioni e quindi sorge spontaneo il desiderio di aprire un locale tutto suo.
Il Gellius è la casa dello chef Alessandro Breda, un’avventura iniziata nel 1994 assieme all’amico maître Adriano Fumis aprendo Il Capitello, un piccolo ristorante a Corbanese di Tarzo (Treviso) che gestiscono per sei anni. È il successivo incontro nei primi anni 2000 con Genesio Setten, imprenditore opitergino che pochi anni prima aveva seguito la ristrutturazione di una vecchia abitazione romana nel centro della città, dove aveva inaugurato il ristorante Gellius, che però non ebbe il successo sperato che portò nel 2001 Setten, innamoratosi della cucina di Breda, alla proposta di riaprire il Gellius con un’impronta totalmente nuova rispetto alla precedente. Quattro anni dopo il ristorante ottiene la stella Michelin, ma già lui, Breda non per nulla è socio onorario JRE e docente ad ALMA – Scuola Internazionale di Cucina Italiana alla Reggia di Colorno a Parma.
Il ristorante è particolare snodandosi tra i reperti archeologici dell’antica città romana di Oderzo, dove oggi trovano spazio anche il bistrot Nyù e il bar che si affaccia sulla piazza centrale del paese.
La cucina del Gellius incarna la doppia anima di Breda: da un lato la sperimentazione, con una tradizione abilmente reinventata dalla sua mano, dall’altro la ricerca di sapori bilanciati, in cui ogni ingrediente viene scelto con logica e ragionamento. Una cucina in grado di esprimere un senso di familiarità e di condivisione, dove lo stare a tavola è una coccola e un piacere, per il palato e per lo spirito.

Infatti per lo chef Breda è l’espressione dell’idea di piacevolezza perché ogni piatto è la perfetta sintesi delle sue due anime: da un lato la sperimentazione di una tradizione abilmente reinventata dalla sua mano, dall’altro la ricerca di sapori bilanciati, in cui ogni ingrediente viene scelto con logica e ragionamento. Perché il gioco è bello, ma senza estremismi.

Ecco perché la cucina del Gellius esprime un senso di familiarità e di condivisione, in cui lo stare a tavola è una coccola e un piacere, per il palato e per lo spirito.

La qualità e la stagionalità sono gli elementi fondanti di tutte le creazioni di chef Breda. Le materie prime vengono selezionate seguendo elevati standard qualitativi, anche quando questo significa allontanarsi alla territorialità, mentre i piatti vengono declinati a seconda delle stagioni e di ciò che la terra e il mare regalano nel corso dell’anno.
Ci sono due menù degustazione in carta, uno di cinque e uno di sette portate. A questi si affianca un ricco menù alla carta, che Breda ritiene indispensabile per dare al cliente la possibilità di sentirsi a casa. Il vero lusso, secondo lo chef, è proprio questo: trovare e poter assaggiare il piatto che più incontra i nostri gusti, ma preparato a regola d’arte.
Tra le proposte del menù alla carta viene dedicato uno spazio ai piatti finiti in sala. In una cucina contemporanea in cui lo chef è il protagonista, al Gellius la sala torna ad assumere un ruolo chiave nell’esperienza del gusto, quando alcuni piatti vengono terminati direttamente al tavolo dalla brigata di sala, come nelle vecchie tradizioni dei grandi ristoranti.  Nel 2005 il Gellius ha ottenuto la stella Michelin.
All’interno di questo grande spazio si situano altri due locali: al piano terra il bar omonimo, al primo piano il bistrot Nyù.
Nell’estate del 2009 chef Breda decide di proporre alcuni piatti alla clientela del bar Gellius, che si affaccia sulla piazza di Oderzo. Si tratta di piatti veloci, perfetti per la pausa pranzo, ma comunque caratterizzati dall’alta qualità delle materie prime e dall’attenzione che contraddistinguono la cucina del ristorante. Il successo ottenuto è ottimo, per questo lo chef decide di trasformare il primo piano del ristorante, che prima era dedicato ad eventi privati, nel nuovo bistrot Nyù.

 

Oggi il locale propone un menù informale adatto alle esigenze della pausa pranzo, con piatti che spaziano dalle insalate di gamberi saltati, agli spaghetti alla bottarga e pane abbrustolito, fino all’hamburger di gamberi e farro con maionese di crostacei.
La proposta serale del Nyù invece si caratterizza per un menu più ricercato e di alta cucina, seppur con un costo più contenuto rispetto al Gellius, dove le preparazioni vengono realizzate dagli chef nella cucina a vista del locale.
Ma da considerare oltre chiaramente alla sapiente cucina dello chef è che questo ristorante Gellius è nato tra i reperti archeologici della città romana di Opitergium.
All’interno del ristorante sono conservati gli ambienti di un’antica abitazione patrizia, un tratto di mura dove si apriva una delle porte minori della città e il relativo cardines lastricato, tutti realizzati in età augustea tra la fine del I secolo a.C. e l’inizio del I secolo d.C.
Dopo un breve utilizzo come necropoli, in età bizantina l’area viene fortificata con una cinta muraria affiancata da un torrione, entrambi realizzati con elementi lapidei di recupero provenienti dai reperti romani. Tra questi c’è anche un’urna funeraria che reca il nome di Caius Gellius, che pare fosse un personaggio di spicco ai tempi dell’antica Opitergium e che ha dato il nome al ristorante.
L’occupazione a scopo difensivo continua anche in epoca rinascimentale, quando il sito viene sviluppato in un castello e passa sotto dominio della Repubblica di Venezia, prima di essere demolito.
Sulla base del vecchio perimetro alla fine del ‘700 viene innalzata la torre carceraria, dove oggi è ospitata la sala centrale del Gellius.
I lavori di ristrutturazione dei primi anni duemila hanno permesso di riscoprire resti romani, bizantini, medievali e rinascimentali che si sono stratificati per secoli in questo luogo, per questo il progetto è stato modificato mano a mano che venivano portati alla luce nuovi reperti. L’architetto è Alessandro Isola, che ha curato anche il bistrot Nyù nel 2009 e il rinnovo degli ambienti del ristorante Gellius a fine 2019.

Gli scavi archeologici sono oggi Patrimonio dei Beni Culturali e le visite all’area vengono organizzate e gestite dall’Associazione Athena.

In un periodo in cui la convivialità del ristorante viene a mancare – aveva spiegato lo chef Alessandro Breda Delivernyù nasce per portare i profumi e i sapori dei nostri piatti direttamente nelle case dei nostri clienti che vogliono concedersi una cena piacevole e speciale. Per creare il menu abbiamo selezionato alcune proposte del bistrot Nyù e del Gellius: piatti che rispecchiano la nostra cucina equilibrata e familiare, caratterizzata da ingredienti stagionali di alta qualità.

Ora si riprende e anche nell’altro ristorante che fa parte ormai della storia di Breda perché non tutto si era concluso con Gellius, la grande avventura, che non è poco, ma lo spirito dello chef non si poteva limitare così in Belgio, nella cittadina fiamminga di Knokke, a una quindicina di chilometri dalla bellissima Bruges, Alessandro Breda e il socio Gianni Piretti, gallerista e appassionato di gastronomia, avevano dato vita al ristorante Gellius di Knokke nel 2017.
La cucina è affidata a Davide Asta, giovane chef che per anni ha affiancato Breda nel locale trevigiano, e propone prevalentemente piatti della tradizione italiana. Sono presenti tre menù degustazione dedicati alla pasta, che viene preparata fresca ogni giorno, e ricette realizzate con ingredienti italiani, ma anche provenienti dal Belgio, in particolare per quanto riguarda pesci e crostacei.
Il locale è stato ristrutturato seguendo uno stile vintage e i colori caldi, dove dominano il legno e oggetti di arredamento che ricordano l’origine italiana del ristorante. Data la carriera nel mondo artistico di Piretti, dal Gellius di Knokke è possibile accedere direttamente alla sua collezione di opere d’arte contemporanea e lo stesso locale è spesso sede di mostre temporanee.
Il graduale ritorno alla normalità per le strutture del Gellius che hanno visto il bar riaprire il 22 maggio dal lunedì al venerdì dalle 17.30 alle 2.00, mentre sabato e domenica dalle 10.30 alle 2.00. È stato quindi seguito dal Nyù, dal 26 maggio aperto tutti i giorni in pausa pranzo, mentre il ristorante Gellius si appresta ad aprire le porte oggi, dando appuntamento agli appassionati tutte le sere dal venerdì alla domenica.
Nel rispetto delle normative post-Covid per tutti e tre i locali è preferibile la prenotazione al numero 0422 713577.

Allora che dire…  la storia continua e lo chef ritorna ai fornelli per nuove avventure.

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