Un giorno soleggiato e caldo a Milano ci ha sorpreso per un simpatico incontro con un vino che viene dal Monferrato. Sulla terrazza dell’Acanto, Ristorante del Hotel Principe di Savoia, felici di ritrovarci dopo tanti mesi di incertezze e solitudini, abbiamo brindato con Pas Dosè 120+1.

 

Il suo Pinot noir ci ha subito resi allegri e attenti alla presentazione delle novità di questa azienda Agricola Montalbera nata all’inizio del ventesimo secolo in un territorio compreso fra i comuni di Grana, Castagnole Monferrato e Montemagno.
Tre generazioni della famiglia Morando che si è espansa negli anni, sembra la politica di espansione non ancora ultimata, impiantando nuovi vigneti e prevalentemente a Ruchè. Oggi l’azienda è circondata da vigneti di proprietà disposti in forma circolare a corpo unico in posizione interamente collinare, con esposizioni diverse e suoli che vanno dall’argilloso al calcareo.

Il Ruchè di Castagnole Monferrato DOCG è un vino dal carattere inconfondibile; i piacevoli sentori floreali di rosa e viola, le note fruttate di albicocca e la speziatura che emerge con l’evoluzione, lo rendono immediatamente riconoscibile nel bicchiere e il suo profumo è intenso e persistente con sentori tipici di frutti di bosco che evolvono in spezie orientali e pepe nero. Un vino che può essere stappato immediatamente o può restare in cantina a maturare per anni.
Su queste caratteristiche quindi hanno lavorato negli anni sino a presentarci le novità, il Ruchè di Castagnole Monferrato DOCG Riserva 2019 Limpronta.
In Montalbera, ogni anno, cerchiamo di interpretare al massimo ogni vendemmia e dargli il giusto equilibrio – commenta Franco Morando – e considero il Ruchè Riserva Limpronta l’ultimo dei nostri gioielli. Come Montalbera siamo stati i fautori della riforma dello Statuto disciplinare del Ruchè avvenuto nel 2013 in cui si è parlato della novità della menzione RISERVA e tra le prime cantine a sperimentare gli affinamenti in legno del Ruchè per liberare la capacità espressiva di un vitigno che ha molte sfaccettature e grandi potenzialità. A differenza del Ruchè Laccento, la cui complessità è dovuta ad una presenza al 20% di uve in surmaturazione, la Riserva nasce da un approccio alla vinificazione che riporta più all’eleganza di certe sapienti interpretazioni internazionali che alla tradizionale ed antica enologia piemontese. Così la maturazione per 12 mesi in pregiati legni francesi e il lungo affinamento in bottiglia a temperatura controllata, danno vita ad un vino austero, dal corpo potente che colpisce per la sua complessità senza troppo intimorire”.
Montalbera crede da sempre nel Ruchè e nella sua unicità. Per questo l’azienda, attenta sostenitrice della qualità del proprio vino e della volontà di produrre sempre meglio, ha scelto di investire in una ricerca in grado di tracciare la patente genetica di un vitigno dalle origini incerte e spesso collocato accanto ad altre varietà in realtà molto distanti, per terroir ed espressione. Il risultato della ricerca ha confermato che il Ruchè è 100% un vitigno autoctono e che lo si può collocare nel panorama dei varietali autoctoni che fanno grande la viticoltura italiana; primo parente in assoluto il pinot Noir e la Lacrima di Morro d’Alba.
Leggenda oppure no, una delle ipotesi è che il nome derivi da “San Rocco”, una comunità di Monaci devoti a questo Santo, che avrebbero introdotto la sua coltivazione in zona. Altre tesi vogliono che il nome derivi dal termine piemontese “roche” , inteso come vitigno coltivato nelle zone arroccate del Monferrato. La tesi più accreditata, tuttavia, è che il Ruchè derivi da antichi vitigni dell’Alta Savoia. Ciò che è certo è che nel Monferrato questa varietà ha trovato la sua terra di elezione di massima espressione qualitativa.
Ma la sua rinascita sembra dovuta negli anni Settanta ad un parroco illuminato, Don Giacomo Cauda, a cui viene attribuita la riscoperta di un vitigno che rischiava di scomparire. Infatti, arrivato a Castagnole Monferrato alla fine degli anni Settanta Don Cauda trovò come “beneficio parrocchiale” 10 filari a Ruchè… e la storia iniziò.
Il Ruchè è un vitigno a bacca rossa con vigoria vegetativa media e produttività buona. La foglia è media – piccola, trilobata e più raramente pentalobata di colore verde chiaro e glabra. Il grappolo ha forma cilindrico – piramidale, allungato, compatto e composto con acini medi e subrotondi dal colore tendente al violaceo, buccia consistente e molto pruinosa. Non subisce colatura e l’epoca di maturazione coincide con la fine di settembre o, al massimo, l’inizio di ottobre. Anticipa notevolmente la maturazione rispetto ad altri vitigni tipici della zona e nelle ultime fasi realizza performance agronomiche in tempi ridottissimi.
110 ettari vitati tra Langhe e Monferrato con vigne che ricoprono sei intere colline, mentre nel fondovalle trova spazio la coltivazione della tipica nocciola piemontese. I vigneti hanno età variabili dai 7 ai 30 anni, la forma di allevamento è il guyot basso e ogni operazione colturale è eseguita a mano. Circa il 60% del Ruchè DOCG dell’intera denominazione è di proprietà. Le altre varietà impiantate sono: Barbera d’Asti, Grignolino d’Asti, Monferrato Nebbiolo e Viognier. Poi 10 ettari in un unico appezzamento, posti a 408 m.s.l a Castiglione Tinella dove sono impiantati a Moscato d’Asti e Barbera e dove sono le radici della famiglia Morando che è partita da queste vigne nel cuore delle Langhe con il Cav. Enrico Riccardo Morando.
Durante il pranzo ad accompagnare i piatti proposti dallo Chef Alessandro Buffolino abbiamo assaggiato Laccento del 2020 e la sua cremosità che era in abbinamento al riso con cacio e pepe del Madagascar, forse il riccio di mare lo aveva reso un po’ troppo forte, ed allora lo ho gustato a parte per meglio apprezzare il suo piacevole calore e la setosità.
Quindi, con il filetto di vitello in crosta d’erbe su un letto di crema di rapa rossa e una patata fondente al jus di ginepro, abbiamo conosciuto Limpronta Riserva del 2019. 

 

Ma veniamo giustamente alla vendemmia della Riserva 2019 Limpronta, eseguita a mano, che segue un affinamento in botti di rovere francese per 12 mesi e altri 12 mesi in bottiglia posizionata in senso orizzontale a temperatura di 15 gradi. Il risultato è un vino dal colore rosso rubino tendente al granato, di ottima fattura ed eleganza che ben si abbina a formaggi stagionati ed erborinati, a primi piatti di pasta all’uovo ripiena come gli agnolotti o ancora a carni rosse, sia a lunga cottura, come lo stufato, che al forno, come gli arrosti.
Prodotto in 5000 bottiglie, il Ruchè di Castagnole Monferrato DOCG Riserva 2019 Limpronta viene distribuito nel canale ristorazione di qualità e in enoteca.
Ultima chicca, e qui ripeto chicca perché mi ha piacevolmente sorpreso, la birra Laccento IGA, birra chiara artigianale. 
10 giorni di fermentazione in serbatoi di acciaio inox e successivamente 30 giorni di maturazione. Imbottigliata senza pastorizzazione né microfiltrazione con affinamento di 15 giorni in bottiglia mi ha dato una grande soddisfazione già dal colore che ha riflessi ambrati che ricordano un miele ed i profumi di frutta candita. Schiuma sontuosa e pannosa. Al palato è dolce, ma non stucchevole, di potenza ed equilibrio rari, con un retrogusto leggermente amarognolo era in abbinamento al dessert: uno strudel di mele con salsa alla vaniglia. Gradazione alcolica 9,50 gradi, da non sottovalutare.
Ritrovarsi così con una tale degustazione ci rimette in forze dopo tante traversie che questi ultimi due anni ci hanno imposto e che purtroppo d’altro genere continuano a renderci la vita non così facilmente gioiosa, ma con un calice di buon Ruchè in mano possiamo proseguire.

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