Anche quest’anno l’US Open, che si giocherà dal 17 al 20 di giugno sullo storico percorso di Torrey Pines, sarà il Majors più duro e difficile.
Nella tradizione di questo torneo, ormai arrivato alla sua 121° edizione, c’è sempre stata la volontà degli organizzatori di preparare un campo al limite in tutte le caratteristiche tecniche di un percorso. Lungo che più lungo non si può, green duri e veloci come in nessun’altra gara, fairway stretti e rough quasi ingiocabile. E sarà così anche stavolta. Torrey Pines è una struttura golfistica con due percorsi da 18 buche, il North e il South, di proprietà della municipalità di San Diego, in California, la città natale di Phil Mickelson che un mese fa, a cinquant’anni suonati, ha messo in riga tutti i giovani e forti del golf mondiale vincendo il PGA Championship, secondo Maior della stagione.
È naturale che questa settimana tutti gli occhi siano puntati su di lui per questa gara che si disputerà in pratica sul giardino di casa sua, un campo che conosce meglio di chiunque altro. In vista dell’US Open 2021 è stato dato l’incarico al famoso designer di campi da golf americano Rees Jones di rinnovare il percorso South, dove si disputa anche il Farmer Insurance Open, per avere un tracciato degno della tradizione di questo Major. Con un intervento che è costato oltre tre milioni e mezzo di dollari Rees ha ricostruito ex novo quattro green, ha aggiunto un po’ di bunker e rifatto dieci tee di partenza portando la lunghezza totale del campo a ben 7.600 metri.
Oltre a tutto ciò i giocatori dovranno fare i conti con le variabili atmosferiche considerato che molte delle 18 buche del percorso si affacciano sull’Oceano Pacifico e sono spesso battute dal vento. Insomma un vero e proprio inferno golfistico come è nello stile dell’US Open. Inutile chiedersi se sia giusto o meno, se sia spettacolo o no vedere i migliori campioni del golf mondiale soffrire per portare a casa un bogey o chiudere un giro abbondantemente sopra gli 80 colpi.
Parafrasando Humprey Bogart in Quarto Potere si potrebbe dire “È l’US Open bellezza e tu non ci puoi fare niente”.
Con un campo del genere il lotto dei favoriti si restringe parecchio e ci troviamo i soliti noti, quelli che frequentano le parti nobili del ranking mondiale, in special modo i “bombardieri” come Dustin Johnson, Rory McIlroy e Bryson DeChambeau, campione in carica. Per gli addetti ai lavori, però, USA bisognerà stare attenti anche agli “underdog” tra quali il sudafricano Louis Oosthuizen sembra raccogliere i maggiori consensi.
Il golf italiano sarà rappresentato da tre giocatori: Guido Migliozzi, che adesso è il nostro miglior giocatore avendo scavalcato nel world ranking Francesco Molinari, anche lui al via, ed Edoardo Molinari che ha sfruttato il secondo posto al recente Porsche European Open per conquistarsi uno degli ultimi pass per l’US Open.
Per i nostri portacolori si tratta di tre situazioni diverse. Migliozzi, che sta vivendo un momento magico della sua giovane carriera da professionista, è alla sua prima esperienza in un Major e lo fa giocando quello più tosto. Roba da far tremare le gambe, ma il ragazzo vicentino cresciuto sul percorso di Montecchia, vicino a Padova, sembra avere nervi saldi e testa solida per affrontare al meglio i grandi appuntamenti.
Per Francesco Molinari il discorso è molto diverso. Da tanto tempo, troppo probabilmente, sta cercando di ritrovare il filo di un discorso interrotto bruscamente nelle ultime nove buche del Masters di due anni fa. Una sorta di spartiacque nella carriera del nostro campione che da allora non è più riuscito a ritrovare la condizione dei giorni migliori.

 

Le difficoltà di Torrey Pines potrebbero esaltarne la regolarità e il gioco dei ferri, un tempo suo punto di forza. Arriva quasi inattesa, invece, questa partecipazione all’US Open per Edoardo Molinari che fin qui non aveva avuto una stagione particolarmente brillante ma è stato bravo nel piazzare la zampata vincente in Germania per meritarsi il biglietto per l’America.
Come sempre l’US Open metterà in palio un montepremi stratosferico (l’anno scorso il vincitore si portò a casa oltre 2,2 milioni di dollari) che fa risaltare la grande differenza di moneta tra il PGA Tour e l’European Tour con quest’ultimo in evidente calo di interesse come confermano i fields sempre meno titolati (i migliori europei da tempo giocano negli USA) e i ridotti montepremi. Per cercare di invertire questa tendenza i dirigenti dell’ente europeo stanno provando nuove strade come quella del torneo misto giocato in Svezia la settimana scorsa. Per il momento la scelta di far giocare insieme uomini e donne ha scatenato diverse polemiche mentre per i vantaggi servirà del tempo per verificarli.

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