È Jon Rahm il campione US Open 2021. Con un rush finale degno di uno sprinter il golfista spagnolo ha messo segno due preziosissimi birdies nelle due buche finali dell’ultimo giro scavando un piccolo solco che il suo avversario più temibile, il sudafricano Louis Oosthuizen, non è riuscito a colmare a causa di un bogey alla 17.
Jon Raham
Nel segno della tradizione di questo torneo il percorso ha fatto una dura selezione come testimoniano gli score: il vincitore si è fermato a meno 6, mentre solamente 12 giocatori (e qui c’erano tutti i migliori del mondo) hanno chiuso i quattro giri sotto par. Molti dei grandi nomi attesi tra i protagonisti della vigilia hanno dovuto pagare dazio alle difficoltà di un tracciato reso ancora più aspro dalle modifiche apportate di recente da Rees Jones. Tra questi anche Matt Kuchar, Tyrell Hutton, Tony Finau, Webb Simpson e Justin Rose, tutta gente da parte alta del tabellone, che non hanno nemmeno passato il taglio delle prime 36 buche.
Il campione uscente Bryson DeChambeau è rimasto in gara fino a nove buche dalla fine prima di crollare di schianto passando da un primo posto, sia pure provvisorio, alla 26° posizione. Ma il terzo Major della stagione sarà ricordato da noi italiani soprattutto per la bella prova complessiva dei nostri tre portacolori. La sorpresa più bella l’ha regalata l’attuale golden boy del golf tricolore, quel Guido Migliozzi che sempre di più si sta dimostrando un giocatore di alto livello con un quarto posto strepitoso se si pensa al livello degli avversari e alla durezza del percorso. Migliozzi, però, non si è fatto intimorire nonostante fosse alla sua prima esperienza in un Major e con un giro finale in 68 colpi è arrivato a un soffio dal podio. Con questo piazzamento il campione vicentino è entrato a far parte dei primi 100 giocatori del Ranking mondiale (è 72°), ha guadagnato punti preziosi per un posto nella squadra europea di Ryder Cup, ha ottenuto l’opportunità di giocare il Masters del prossimo anno, ha conquistato il diritto di rappresentare l’Italia, assieme a Francesco Molinari, alle prossime Olimpiadi di Tokyo, e ha aggiunto oltre 400 mila dollari al suo conto in banca che in poco più di 60 gare da professionista è già arrivato sulla soglia dei 2 milioni di euro. Niente male per un ragazzo di 24 anni che appena tre stagioni fa calcava i campi dell’Alps Tour, la terza serie del golf europeo. Adesso è un top player e cercherà di confermarlo anche questa settimana quando sarà al via del Travellers Championship, uno dei tornei più ricchi del PGA Tour.
Era attesa con una comprensibile curiosità anche la prestazione di Francesco Molinari che, tra un problema alla schiena e una condizione di forma non brillantissima, non era dato tra i protagonisti. Invece il giocatore torinese ha mostrato tutto il suo valore restando agganciato al gruppo dei migliori per tutte le 72 buche chiuse in par per un ottimo 13° posto. Un piazzamento che lo riconcilia con il suo gioco, solido e regolare, e che promette di regalargli ancora belle soddisfazioni nella parte restante della stagione a cominciare dall’Open Championship in calendario dal 15 al 18 luglio sul campo del Royal St. Georges, sulla baia inglese di Sandwich, che con le sue difficoltà ricorda molto il tracciato scozzese di Carnoustie, dove Francesco vinse la Claret Jug nel 2018.
L’US Open ha regalato motivi di gioia anche a Edoardo Molinari il quale, dopo aver conquistato il pass per questo Major solo all’ultimo momento, è riuscito a qualificarsi per le 36 buche del weekend chiudendo con un dignitosissimo 35° posto finale. Gli altri big in gara, da Dustin Johnson a Rory McIlroy, da Brooks Koepka a Justin Thomas si sono fatti vedere nelle zone alte della classifica, ma non sono riusciti a piazzare il guizzo vincente. D’altro canto il set-up del percorso, con un rough denso come la melassa e con dei green che hanno concesso poco o nulla, non ha lasciato spazio ai grandi recuperi o agli improvvisi exploit. Per vincere è servito fare un passo alla volta per un piccolo ma costante avanzamento.
Certo anche la buona sorte ti può aiutare in un campo del genere come è accaduto a Jon Rahm alla buca 9 dell’ultimo giro quando il referee gli ha permesso un droppaggio senza penalità dopo una palla spedita in una pessima posizione. Rham ha sfruttato il colpo di fortuna chiudendo la buca con un birdie, forse un segno benevolo del destino che nove buche più tardi gli ha regalato la sua prima vittoria in Major e anche la posizione di numero 1 nel World Ranking. Per il golfista spagnolo, che appena due settimane fa era stato fermato dal Covid a 18 buche dalla fine del Memorial quando era in testa con sei colpi di vantaggio, si tratta di una sorta di consacrazione. Da tempo faceva parte del gotha mondiale del golf, ma gli mancava il successo in un Major, una lacuna cui ha posto rimedio a Torrey Pines.
Ma non c’è molto tempo per cullarsi sugli allori perché il nuovo calendario del golf internazionale non conosce pause. Dopo l’Open Championship di metà luglio ci saranno i WGC, a fine settembre l’attesissima sfida di Ryder Cup sul percorso di Whistling Straits nel Wisconsin e in autunno il finale della Race to Dubai. Insomma, come si dice, c’è ancora tanto golf.

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