Grande successo per il debutto in fashion week di Nume, il marchio di accessori femminili con un chiaro rimando al mondo dell’automotive e della nautica.  
Divino made in Italy. Nato attraverso una nuova poetica dell’artigianato applicato alla moda, che affonda le proprie radici nell’heritage di un’azienda torinese che dal 1957 lavora pelli e tessuti per automotive e nautica di lusso.
Dal know-how di due imprenditori torinesi, ha preso vita Nume, il brand di pelletteria il cui nome ha origini antichissime. Ispirato al latino “numen” – traducibile come potenza divina –, riporta ad un immaginario potente, che vede nelle borse del brand un nuovo, moderno modo d’intendere l’accessorio di culto; linee pulite e un’anima profonda, per borse fatte rigorosamente a mano in Italia.
Debutta durante la settimana della moda, una collezione che parla a una donna dalla bellezza androgina, incarnazione di quei codici di raffinatezza discreta e consapevole propri del dna del marchio. Una femminilità sussurrata e mai chiassosa, per chi non ha bisogno di loghi che certifichino la propria innata eleganza, fatta di dettagli ricercati e finiture perfette sinonimo di un’artigianalità sopraffina. La donna NuMe è così, colta e attenta al minimo dettaglio, sofisticata e carismatica, in grado di riappropriarsi dei valori culturali che le appartengono. Un universo di femminilità in purezza, tradotta in forme semplici e linee minimali realizzate con la maestria propria di chi tramanda da generazioni un’eredità preziosa.
Per la P/E 2021 infatti l’ispirazione non poteva prescindere dall’universo di automotive e nautica, che prevede l’impiego di materiali de luxe e si traduce in texture che ricordano il mondo delle auto d’epoca e della nautica; un esempio? I rigati a rilievo che rimandano alle superfici in tek dei motoscafi.
E poi le donne, leggendarie pioniere che hanno tinto di rosa il mondo delle quattroruote negli Anni ’20, ’30 e ’40; come Odette Siko, la francesina charmant che per prima fece la 24 Ore di Le Mans, o Violette Cordery che infranse ogni record all’autodromo Nazionale di Monza nel 1926. Loro alcune delle icone del motorsport prese a modello per magnifici manifesti pubblicitari e quadri d’autore, come l’Autoritratto di Tamara de Lempicka, la Greta Garbo de l’Art Déco, alla guida della sua fiammante Bugatti. Muse dalla femminilità ricercata e dalla personalità audace e fuori dagli schemi, loro stesse a definire i codici di un’estetica che travalica gli stereotipi della loro epoca. Ragazze ribelli, dallo spirito audace, decise e temerarie dietro al volante così come nel rivelare la propria femminilità decisa.
Molti gli accostamenti materici e soprattutto di nuances che si lasciano ispirare dai ciliegi in fioritura con i loro rosa delicati e gli azzurri polvere dei cieli di primavera, o più audaci tocchi di colore che mescolano l’arancio mango e il ciclamino, il giallo mais e il prugna. Le forme sono tridimensionali, dal rigore morbido, nelle quali dialogano sia forma – semplice e armoniosa – che sostanza, ossia la lavorazione artigiana di alta gamma. Modello icona di collezione, la borsa realizzata con il tessuto con il quale viene confezionata la Porsche cabrio, dai preziosi doppi manici di coccodrillo.

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