Ecco è ritornato in auge e con una bella etichetta “presidio Slow Food”. Ci riferiamo al peperone bianco, quello di Voghera quasi scomparso e da un po’ di anni, con il lavoro assiduo di alcuni produttori riportato in pista e pure fregiato con galloni d’oro.
Il peperone di Voghera ha avuto un’importante diffusione nell’area di produzione dal 1920 al 1950. Il mercato non era solo italiano, ma anche europeo e statunitense poi agli inizi degli anni ’50 una malattia ne ha compromesso la produzione commerciale e solo nel 2006 si è aperta una fase di selezione della semente ritrovata. Si è iniziato nuovamente a produrre piccole quantità di peperone, ma i pochi spazi di mercato ne rallentano la diffusione.
Dopo quattro anni di ricerca sperimentale voluta da un gruppo di produttori, commercianti simpatizzanti e condotta da un pool di ricercatori scientifici espressi dall’ITA Gallini di Voghera, dall’Istituto di Patologia Vegetale dell’Università di Milano e dal CRA (Centro Ricerca Agraria) di Montanaso Lombardo (LO), per il secondo anno è stato possibile commercializzare una discreta quantità di prodotto. Le caratteristiche sono quelle dello storico prodotto:
una digeribilità inimitabile, la fragranza che si mantiene, se conservato, anche per lunghi periodi.
Grazie al lavoro degli appassionati anche Slow Food si era interessato della coltura ed ha inserito il Peperone di Voghera in uno dei suoi progetti di salvaguardia della biodiversità (Arca del Gusto), in attesa di inserirlo nel progetto Presìdi. Ora da pochissimo è gallonato!
La Condotta Slow Food locale divulga la bontà del prodotto e la sua importanza per il territorio; in tutte le osterie Slow Food dell’Oltrepò è presente questo prodotto stagionale, così come in alcuni ristoranti.
Il peperone di Voghera è una varietà autoctona e pregiata e merita una particolare attenzione per le sue particolari caratteristiche organolettiche.
Vanta un profumo intenso e un sapore dolce e delicato; grazie ad un alto contenuto di zuccheri e ad una bassa percentuale di acqua, risulta di facile digeribilità.
Questo peperone ha la forma cubica con dimensioni di altezza, larghezza e profondità pressoché uguali, anche se sono ammissibili varianti più allungate e varianti tondeggianti. La costolatura tipica deve presentare quattro coste, è di colore verde molto chiaro prima del viraggio e giallo o giallo-aranciato in fase avanzata di maturazione.
La polpa è sottile e poco acquosa, consistente, resistente al trasporto e alla conservazione, in particolare sottaceto. Ha un sapore molto dolce, gradevole e fine, con il gusto tipico di peperone poco pronunciato. La pianta ha un’altezza media di circa 50– 60 cm, con foglie di colore verde chiaro, soprattutto nelle prime fasi di sviluppo: compatta e resistente è caratterizzata da un buona precocità di messa a frutto.
Andrea Olezza, referente dei sei produttori che aderiscono al Presidio Slow Food ci ha spiegato la storia di suo nonno «Ci ha davvero sempre creduto, pur essendo rimasto l’unico, ed è riuscito a trasmettermi la stessa passione».
I sei produttori oggi sono riuniti nell’associazione di valorizzazione e tutela del PepeVo, di cui fa parte anche Olezza, che si occupa personalmente della riproduzione della semente: «Direi che ho un legame quasi morboso con questa varietà di peperone – scherza – Ci sento il vero gusto del peperone, mentre le altre mi sembrano più acquose. Sarò di parte, sarà che sono nato e cresciuto tra le piante di mio nonno, ma io il Voghera ce l’ho nel cuore: lo trovo più buono e ai clienti del mercato lo propongo più volentieri degli altri». 

«La Condotta Slow Food Oltrepò Pavese si è occupata del peperone di Voghera per più di un decennio, sia per quanto riguarda le ricerche sul fronte scientifico e storico sia per riuscire a coinvolgere nuovi produttori e promuovere il prodotto» ci spiega Elisa Nervetti, referente Slow Food del Presidio. «Ora lavoriamo per un nuovo obiettivo: far comprendere al consumatore che il peperone è buono appena raccolto e che i trasformati sono altrettanto gustosi». 

Speriamo di poter dare il nostro contributo divulgando questo prodotto che abbiamo gustato, negli eventi Chef in Green che Golf&Gusto porta sui percorsi di golf dando la possibilità agli chef partecipanti di creare nuovi piatti che potranno soddisfare il palato dei consumatori.

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