Ci sono vari modi per gustarsi un pranzo o una cena a Venezia. Viverlo all’interno di un ristorante blasonato o tra le pareti di una osteria tipica, magari seduti al tavolo in calle.
Infatti è quello che può essere l’esperienza al Ristorante Oliva Nera, in Salizzada dei Greci, Castello, Venezia.
Questo ristorante è nato dall’amore per la buona cucina e dal desiderio di creare un ristorante per sentirsi a proprio agio, anche da soli oltre che in famiglia o in coppietta.

Semplice, ma attento all’accoglienza e alla piacevole esperienza questo ristorante, di conduzione famigliare, vede mamma Isabella e i due figli Jessica e Filippo super attenti alla clientela e forse anche per questo negli anni è cresciuto, pur essendo in una via di collegamento tra la zona di San Marco e quella di Castello, la salizada dei Greci.

Nome particolare Salizada, d’altronde in Venezia i nomi sono veramente particolari ed unici, come questo che definisce queile vie che sono state coperte dal selciato per primi, così si passeggia sulle prime strade ad essere pavimentate, appunto “selciate“. Dopo un iniziale impiego di mattoni disposti a spina di pesce (Piazza San Marco per prima), la Repubblica Veneta usò una pietra vulcanica estratta dalle cave euganee. Nota nell’antichità e nel medioevo col nome di silex, a Venezia era chiamata masegna. I masegni di trachite euganea erano considerati eccellenti per le notevoli doti di resistenza meccanica, lavorabilità e soprattutto, dopo una semplice bocciardatura, per la caratteristica proprietà antiscivolo.

Una via che porta dalla chiesa dei Greci verso la parte del Sestiere di Castello, in questo momento molto visitata per la Biennale. Un Ristorante di conduzione familiare cresciuto negli anni con il primo apparire al posto di un piccolo negozio con due vetrine nel 2000, con un ambiente molto attento ai particolari sin dalle stoviglie e quei bicchieri colorati di bel vetro che mi hanno accolto la prima volta. Ambiente accogliente, semplice nei modi e soprattutto con una cucina di qualità che parla veneziano.

Visto il successo, specie sulla clientela straniera, grazie ai molti viaggi per farlo conoscere di Isabella e suo marito Dino in aree statunitensi, cresce e poi nel 2007 vi si aggiunge l’ex negozio vicino che vendeva perle e quindi la ristorazione prosegue lungo la calle e quindi ancora un pezzo si aggiunge nel 2017 in cui assieme ad Isabella ora lavorano i due figli Jessica e Filippo. Nuova cucina per poter assorbire il lavoro che ormai danno i più di 40 posti a cui poi, con il bel tempo e la possibilità del plateatico può raddoppiare e… si pranza in calle… meglio in salizzada.

Chiaro a Venezia non essendoci le macchine si ha la possibilità di viverla in esterno con tranquillità, ma veniamo alla sua cucina che fina dall’inizio con la coppia proprietaria è sempre molto legata a sapori d’un tempo.

Oliva Nera ama cambiare spesso il menù per rivisitare la tradizione non solo veneziana, ma anche quella veneta, proprio per far scoprire la cucina della regione con un tocco di innovazione.

Da dopo la pandemia a condurre la cucina è arrivato Roberto Leonardi, caro amico di un tempo che vive non lontano, nato a Mestre e per anni alla gestione del ristorante Marco Polo e le sue tre forchette Michelin.

Ora segue e porta con estrema professionalità e storia i prodotti veneziani nella cucina che ci ricorda tempi andati, ma non dimenticati ed eco allora che la  passione per il suo lavoro e per la riscoperta dei piatti veneti ha reso spesso Roberto protagonista di viaggi e incontri per diffondere i simboli della cultura gastronomica veneziana. In particolare, il gemellaggio tra l’Associazione Cuochi di Venezia e un’associazione di cuochi della Norvegia che ha rappresentato l’ideale incontro tra culture gastronomiche accomunate dalla passione per il baccalà, indiscusso protagonista della tradizione della cucina veneta e della cucina norvegese.

Infatti ecco che il primo approccio alla cucina di Oliva Nera è proprio il Baccalà che mi ha ricordato quello di mamma, cremoso accattivante… quasi quasi mi sarei fatta due quenelle. Interessante oltre che carina la guarnizione con il simbolo di Venezia, il ferro da prua, della gondola, detto anche pettine o Dolfin, con i sette sestieri in cui è divisa la città, fatto con una cialda di polenta al nero di seppia e parmigiano.

Delicatezza ed eleganza sono le prerogative di ogni portata che si uniscono all’accogliente ambiente dell’Oliva Nera, ambiente che permette al cliente di sentirsi invitato a “vivere” il ristorante, a soffermarsi a lungo, a degustare ogni portata con calma per un’esperienza unica, un vero e proprio regalo veneziano.

Al seguito Roberto mi fa arrivare una sua delicatezza che porta in tavola i pesci più veneziani che compongono il ripieno di due tortelli sottili sottili di pasta e il tutto praticamente annegato in una riduzione di granceola.

Sempre restando in ambito marino ecco il branzino scottato che ben si accoppia, per dare più croccantezza, oltre alla sua pelle, ai fagiolini e alle patate al latte, altro ricordo di cucina di mamma.

Non sono purtroppo molto dolce, ma non posso negare allo chef di farmi gustare il suo piatto preferito: una bavarese alla liquirizia con caramello salato e granella, con l’aggiunta di qualche frutto di bosco. Ci ho abbinato un Dindarello 2021 di Maculan, ma forse il mio gusto avrebbe preferito un vino più secco, visto il dolce assai potente.

Ho preferito vivere l’esperienza all’interno scrutando sui quadri, foto e ricordi che ogni ristorante cela sulle pareti, mentre la maggior parte dei commensali era all’esterno in salizzada e osservando alcuni piatti che venivano ordinati.

Esperienza anche questa da fare, come molte nei ristoranti veneziani, alla ricerca di novità o di altri tempi, di riferimenti come me affettivi o per i turisti di capire questo popolo lagunare.

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