Al Kasumigaseki Country Club in campo quasi tutti i migliori professionisti del mondo.
Alle Olimpiadi di Tokyo è arrivato il momento del golf. Giovedì, infatti, prenderà il via il torneo olimpico con la gara riservata agli uomini.
Il format sarà stesso di Rio 2016, dove il golf tornava dopo 112 anni di assenza dalle Olimpiadi, con 60 giocatori in campo a contendersi le medaglie a cinque cerchi sulla classica distanza delle 72 buche senza il taglio di metà torneo.
Per stabilire chi dovesse essere presente a Tokyo 2020 si è usato il criterio della precedente edizione: i primi 15 dell’ordine di merito mondiale con un massimo di quattro rappresentanti per nazione e, a seguire, uno o due giocatori per paese sempre in base alla posizione nel ranking. Purtroppo ci sono state delle importanti defezioni dell’ultima ora come lo spagnolo Jon Rham, numero uno al mondo, e lo statunitense Bryson DeChambeau che hanno dovuto rinunciare in quanto risultati positivi al test del Covid-19.
Altri campioni, pur avendone il titolo in base al regolamento, avevano già preannunciato la loro assenza e tra questi il nostro Francesco Molinari. Le motivazioni sono state le più disparate, ma il più sincero è stato Dustin Johnson il quale ha apertamente dichiarato che preferisce concentrarsi sulla possibilità di vincere la FedeEx, che ha un montepremi stramilionario, piuttosto che l’oro olimpico che porta fama e gloria, ma solo qualche spicciolo se paragonato alle cifre che circolano nel golf professionistico di alto livello. La decisione di Johnson sarà pure opinabile e discutibile, ma almeno, al contrario di altri, ha detto la verità.
In ogni caso il field delle Olimpiadi giapponesi sarà di tutto riguardo con lo squadrone americano formato da Collin Morikawa, Justin Thomas, Xander Schauffele e Patrick Reed a proporsi tra i favoriti. L’Europa manda in campo una rappresentanza di tutto rispetto con gli inglesi Paul Casey e Tommy Fleetwood, i nord irlandesi Rory McIlroy e Shane Lowry e il finlandese Victor Hovland, i migliori golfisti continentali nell’ordine di merito mondiale.

 

Tutti gli occhi del Giappone, però, saranno puntati sul beniamino di casa Hydeki Matsuyama, fresco vincitore del Masters. Tra i partecipanti ci sarà anche Rory Sabbatini a rappresentare la Slovacchia, una nazione dalle modeste tradizioni golfistiche, ma la cui storia personale merita di essere raccontata. Sabbatini è nato in Sud Africa 45 anni fa e nel suo albero genealogico troviamo origini italiane, scozzesi e irlandesi. Giovanissimo si è trasferito negli USA dove ha frequentato l’Università dell’Arizona. È diventato professionista di golf e nel 1999 è entrato a far parte del PGA Tour. Nel 2019 Sabbatini, che nel frattempo era diventato cittadino americano ed è in possesso anche di un passaporto inglese, ha ottenuto la cittadinanza della Slovacchia grazie al matrimonio con una donna di quel paese. Le malelingue sono convinte che questa sorprendente decisione sia stata motivata dal fatto che in questo modo Rory avrebbe potuto partecipare alle Olimpiadi giapponesi, mentre il vicepresidente della Federazione slovacca di golf, casualmente cugino della moglie di Sabbatini, spiega che la decisione è dovuta alla sua volontà di contribuire allo sviluppo del golf in Slovacchia.
Rory Sabbattini
I colori dell’Italia, invece, saranno difesi da Guido Migliozzi e Renato Paratore, con quest’ultimo chiamato a sostituire Francesco Molinari dopo la sua rinuncia. Migliozzi, nonostante la delusione del taglio mancato all’Open Championship, sembra essere l’uomo con maggiori chance di ben figurare e di aggiungere un’altra bella prestazione a quelle già mostrate in questo 2021 decisamente positivo per il golfista vicentino con residenza a Dubai. Suo vicino di casa nella capitale dell’emirato arabo è proprio Renato Paratore con il quale, oltretutto, condivide anche il preparatore atletico, Filippo Zucchetti, responsabile del Performance Center del Golf Club della Montecchia. Il giocatore romano non sta attraversando una gran momento anche se nelle ultime gare ha fatto vedere qualche segnale di ripresa. Il torneo olimpico, in ogni caso, sarà una formidabile esperienza per entrambi e, se dovesse arrivare un buon risultato, tanto di guadagnato.
Ad ospitare la gara sarà il percorso del Kasumigaseki Country Club che si trova a una trentina di chilometri a nord di Tokyo. È uno dei circoli più esclusivi del Giappone e dispone di due percorsi da 18 buche, il West e l’East, sul quale si giocherà il torneo olimpico. Venne costruito nel 1929 sotto la guida di due esperti golfisti locali, ma il risultato non fu molto soddisfacente e allora i soci del club chiamarono il designer americano Charles Alison per rimediare ai pasticci iniziali. Quando fu deciso che il Kasumigaseki Country Club avrebbe ospitato la gara olimpica il circolo avviò una profonda revisione del percorso East affidandone i lavori al prestigioso studio statunitense Fazio Design che apportò numerosi e radicali cambiamenti che sono costati la bellezza di oltre 13 milioni di dollari interamente finanziati dal circolo che evidentemente non aveva problemi di bilancio. Inoltre, su insistente “raccomandazione” del CIO, che altrimenti avrebbe scelto un’altra sede per la gara di golf, nel 2014 il consiglio direttivo del club tolse la norma, in vigore dalla fondazione, che impediva alle donne di essere socie.
Che il rispetto della tradizione resti comunque una delle caratteristiche principali di questo circolo lo si nota anche scorrendo le rigidissime regole del dress code (in clubhouse solo con la giacca, misure preciso al centimetro per bermuda e colletti delle polo, pantaloni non troppo vistosi, uso del cellulare, ecc.) e le limitazioni di accesso per i non soci i quali possono giocare al Kasumigaseki Country Club solo se accompagnati da un socio o con una lettera di presentazione avendo cura di prenotare almeno tre mesi prima. Ovviamente il weekend è off limits.
La certosina pignoleria tutta giapponese del circolo la si nota anche nei tempi di gioco concessi che prevedono di giocare nove buche in meno di due ore rigorosamente a piedi (il cart lo possono usare solo gli over 80). A questo scopo il circolo ha predisposto una regola che sarebbe da copiare anche nei campi italiani dove ormai il limite delle cinque ore in campo è accettato quasi ovunque come fosse normale. La norma dice che un flight di quattro persone non può avere una somma di handicap superiore a 100 e se si gioca in tre il massimo è 110.
La vetrina olimpica, sia pure falcidiata e condizionata dal Covid-19, resta in ogni caso una grande occasione per lo sviluppo e la promozione del golf in ambito mondiale e spiace vedere alcuni campioni restarsene a casa per motivi, rispettabilissimi per carità, di interesse personale. È vero che la pandemia ha mandato in tilt tutto il sistema dei calendari sportivi degli ultimi due anni creando un intasamento di eventi e di competizioni che non era prevedibile, però sarebbe bene che il governo dello sport mondiale e delle singole federazioni internazionali cominciassero a dialogare per fare in modo che gli atleti non siano più costretti a fare scelte come quelle che abbiamo visto di recente, specie nel tennis e nel golf.

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