I migliori del mondo in campo per il PGA Championship
È in programma dal 20 al 23 maggio prossimi il secondo Major della stagione, il PGA Championship, che quest’anno ha cambiato data abbandonando quella abituale di fine agosto per rendere più equilibrato un calendario che in certi periodi dell’anno si stava ingolfando di grandi appuntamenti che rischiavano di darsi fastidio l’uno con l’altro. E così la PGA americana, che ormai governa il golf mondiale con un potere politico ed economico che ha relegato l’European Tour a un ruolo di secondo piano, ha deciso di anticipare di qualche mese il più giovane, e quindi anche il meno prestigioso, dei quattro Majors per lasciare spazio in autunno alle battute finali della FedEx, ai tornei WGC e alla fase conclusiva della Race to Dubai, tutti eventi dove sono in ballo moltissimi, anche troppi, milioni di dollari. A fine settembre, inoltre, ci sarà anche la sfida della Ryder Cup, spostata lo scorso a causa del Covid-19. Insomma tanta e appetitosa carne al fuoco per gli appassionati di golf.
Nel primo Major della stagione, il Masters, c’è stata la vittoria di Hideki Matsuyama, il primo giapponese ad indossare la giacca verde. Sul tracciato sempre impeccabile dell’Augusta National ha messo in fila tutta la concorrenza che per la verità, soprattutto nei due giri finali, non gli ha dato troppo fastidio consentendogli di chiudere con un relativamente tranquillo “camino real”.
Il golf mondiale, con Tiger Woods che da tempo sembra aver abdicato a questo ruolo e che oltretutto in questi mesi sta cercando di rimettersi in sesto dopo il brutto incidente automobilistico di inizio anno, continua a cercare un padrone senza riuscire a trovarlo. Ci sarebbe Dustin Johnson, attuale numero uno al mondo, ma il dinoccolato golfista statunitense non pare avere le stigmate del campionissimo con troppi passaggi a vuoto nei tornei che contano. Si è messo in mostra anche il sempre più palestrato Bryson Dechambeau, però si sta rivelando più un personaggio che un campione, pur frequentando spesso le parti nobili del leaderboard.

 

Degli europei si possono citare l’iberico Jon Rahm, che di spagnolo, però, ha solo il passaporto visto che vive negli USA da quando frequentava il college, e il redivivo Rory McIlroy, forse il più talentuoso golfista del pianeta, ma troppo incostante e sprecone per dettare la legge del più forte.

 

Sullo splendido percorso di Kiawah Island Ocean, nel Sud Carolina, a lottare per il titolo del PGA Championship ci sarà l’abituale numerosa pattuglia di ottimi giocatori statunitensi, da Schauffele a Thomas, da Reed a Simpson, fino al campione in carica, Colin Morikawa, tutta gente capace, e lo hanno dimostrato, di poter vincere un Major o quanto meno di competere per il successo finale. In gara ci sarà anche il nostro Francesco Molinari il quale, dopo un buon avvio di stagione, sembra aver perso un po’ di smalto con una partecipazione al Masters apprezzabile nei primi tre giri prima del disastro nelle ultime 18 buche finite in 81 colpi che lo ha fatto precipitare oltre il 50° posto. Nessuno si aspetta che Molinari si esprima ai livelli stratosferici del 2018 quando per un periodo è stato il miglior golfista del mondo (adesso è oltre la 130° posizione del Ranking mondiale), ma che torni a essere il regolarista che è sempre stato, quando faceva un bogey al mese, quello sì.
Come da tradizione, considerato che il torneo è organizzato dall’associazione dei professionisti americani, saranno al via anche venti “club professional”, vale a dire quei maestri di circolo che hanno superato la durissima trafila delle qualificazioni. Il tracciato disegnato da Pete Dye e da sua moglie Alice nel 1991 sarà un banco di prova molto valido con i suoi oltre sette mila metri di lunghezza e con le innumerevoli insidie che il campo presenta.
Pete Dye ed un giovanissimo McIlRoy

 

Qui si è giocata la Ryder Cup nel 1991, quando gli USA si imposero di strettissima misura grazie a un putt sbagliato da Bernard Langer da meno di un metro che impedì all’Europa di pareggiare la sfida e tenersi il trofeo. Sul Kiawah Island Ocean si è disputata anche un’edizione del PGA Championship nel 2012, vinta a mani basse da Rory McIlroy con otto colpi di vantaggio sul secondo classificato. Questo tracciato è considerato tra i 100 campi più belli del mondo per merito soprattutto di un gran numero di buche affacciate sull’oceano ed esposte al vento che soffia dal mare. Proprio il vento potrebbe essere la variabile maggiormente in grado di influire sul gioco e in questo caso i golfisti della vecchia Europa, specie i britannici, potrebbero far valere la loro maggiore abitudine per queste condizioni ambientali.
Il PGA Championship sarà il primo Major nel quale sarà possibile usare il laser per la misurazione delle distanze, una novità assoluta per il golf professionistico che non tutti, però, hanno accolto con favore. Tra questi Jon Rahm che ha apertamente criticato la decisione che, secondo lui, toglierebbe un altro pezzetto di romanticismo a uno sport che della tradizione e di determinati valori etici ha sempre fatto bandiera. Per il golfista spagnolo non c’era necessità di questo cambiamento in quanto le informazioni che oggi i giocatori hanno a disposizione con le tradizionali mappe cartacee sono più che sufficienti per prendere la decisione giusta sul colpo da fare. Al Kiawah Island Ocean, inoltre, sarà ammesso il pubblico, sia pure in quantità limitata a causa delle restrizioni dovute al Covid-19. Sono state prese tutte le precauzioni possibili, dalla vaccinazione di tutti volontari presenti sul percorso alle molte aree di sanificazione predisposte. Un po’ alla volta, insomma, anche il grande golf cerca di tornare alla normalità.

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