Trionfo del campione americano che.vince il DP World Tour Championship e la Race to Dubai
Con un rush finale che lo ha visto mettere a segno quattro birdie nelle ultime cinque buche Collin Morikawa si è portato a casa gioco, partita e incontro vincendo sia il DP World Tour Championship che la Race to Dubai.
Il giovane talento americano arricchisce così il suo già lungo palmares, nel quale figurano pure due Majors, nonostante sia professionista da poco più di un paio d’anni. Anche sul percorso dell’Earth Course del Jumierah Real Estates di Dubai Morikawa ha mostrato di essere di una spanna superiore al resto della compagnia nella quale figurava anche un certo Rory McIlroy che per lunghi tratti del torneo è stato in cima al leaderboard.
Nel giro finale, però, il golfista nordirlandese è incappato in una delle sue solite giornate negative sui green sbagliando diversi putt facili e chiudendo l’ultimo giro con due colpi sopra par che lo hanno retrocesso in sesta posizione dopo aver cullato l’illusione di una possibile vittoria fino a cinque buche dalla fine. Il successo di Morikawa nella classifica della Race to Dubai non è stato mai messo in discussione visto che il golfista americano ha sempre viaggiato nelle parti alte del tabellone del torneo, ma sembrava che andare a vincere il DP World Tour Championship fosse diventata un’impresa sempre più complicata con il passare delle buche.
Nel gioco di Morikawa, infatti, si vedevano più errori del solito rispetto ai suoi elevatissimi standard. Pur non esprimendosi al meglio, però, è riuscito a tenere comunque il passo dei migliori così quando ha deciso di ingranare la quarta, e forse anche la quinta, è andato a prendersi quelli davanti per poi sorpassarli a suon di birdie senza apparente fatica. Tra i tanti record di Morikawa, che nelle sue 17 gare sull’European Tour ha incassato quasi nove milioni di euro di soli premi, c’è anche quello di essere il primo americano a vincere la Race to Dubai, ma questo giovane campione sembra destinato a infrangerne molti altri considerata la classe cristallina e solidità del suo gioco.
A Dubai ha fatto un’ottima difesa del titolo Matthew Fitzpatrick, giunto secondo, il quale ha pagato un incerto inizio di torneo.
A Jumeirah Real Estates erano in gara anche i nostri Guido Migliozzi e Francesco Laporta che si sono piazzati nella seconda parte della classifica, ma già la presenza tra i migliori 50 giocatori del tour europeo è da considerarsi un ottimo risultato per i due golfisti azzurri.
Con il gran finale di Dubai è andato in pensione l’European Tour che dalla prossima stagione (si inizia già questa settimana in Sud Africa) si chiamerà DP World Tour, dal nome del munifico sponsor, una multinazionale dei trasporti e della logistica, che ha sede proprio a Dubai e che contribuirà a garantire al nuovo circuito europeo un montepremi complessivo di circa 200 milioni di euro.
È un bel passo in avanti rispetto al passato, ma si è ancora piuttosto lontani dai livelli del PGA Tour statunitense che per la stagione 2021/22 ha messo insieme un montepremi totale da oltre 400 milioni di dollari. L’obiettivo di Keith Pelley, il manager canadese che da alcuni anni guida il circuito del golf professionistico europeo, è sempre stato quello di trovare nuova linfa in grado di rivitalizzare l’European Tour che, stagione dopo stagione, ha visto i suoi migliori giocatori trasferirsi negli USA e ridursi i montepremi dei propri tornei. Adesso, con l’arrivo di DP World del sultano Ahmed Bin Sulayem, quantomeno si è invertita la tendenza a livello economico anche se appare difficile che i giocatori europei, oggi di stanza nel PGA Tour, tornino a gareggiare nel Vecchio Continente. Oltre ad assicurare maggiori guadagni, infatti, il circuito americano garantisce altri vantaggi ai propri giocatori. Uno di questi è sicuramente l’aspetto legato ai viaggi per trasferirsi da una sede all’altra dei tornei.
Per partecipare al DP World Tour bisognerà viaggiare per mezzo mondo (solo 24 dei 47 tornei in calendario si disputeranno in Europa) mentre chi gioca nel PGA Tour i disagi per gli spostamenti sono molto contenuti e per i giocatori che hanno famiglia, ma anche per gli altri, non è molto allettante passare ore e ore in aereo per inseguire, tra l’altro, guadagni più bassi. Senza i grandi campioni in campo sarà un bel problema per il DP World Tour proporsi come valida alternativa in termini mediatici al circuito americano, ma i cambiamenti arrivati rappresentano un segnale importante. 

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