L’arrivo della Super Golf League potrebbe cambiare lo scenario internazionale
Nello scorso weekend il golf mondiale ha proposto una situazione molto particolare che potrebbe ripetersi in un futuro non molto lontano: i migliori giocatori del pianeta si sono sparpagliati in tre tornei disputati in contemporanea.
Il PGA Tour aveva in calendario il ricco AT&T Pebble Beach Pro Am sulla costa della California, mentre il programma del DP World Tour (come si chiama adesso il vecchio European Tour) prevedeva il Ras al Khaiman Championship negli Emirati Arabi. A questi due eventi si è aggiunto anche il Saudi International disputato a Jedda, in Arabia Saudita, un torneo organizzato dal paese ospitante che ha visto in campo oltre 150 giocatori tra i quali c’erano 20 tra i migliori 50 del mondo attirati dal ricco ingaggio assicurato dagli organizzatori che comunque hanno messo sul piatto anche un montepremi niente male da 5 milioni di dollari.
Per partecipare a questa gara i golfisti dei due circuiti professionisti più importanti del pianeta, il PGA Tour e il DP World Tour, hanno dovuto chiedere, ottenendolo, il permesso alla loro organizzazione di appartenenza. Il caso, però, apre una questione molto delicata per il futuro del golf internazionale. La storica suddivisione dell’attività professionistica di vertice tra Usa ed Europa, uniti comunque in occasione dei Majors, sta per essere messa in discussione dal progetto del fondo sovrano saudita LIV con l’ex campione australiano Greg Norman a capo di tutto.

L’idea del LIV è quella di organizzare un certo numero di tornei (da dieci a quindici) con montepremi stellari e ricchi ingaggi in modo da invogliare i migliori golfisti del mondo a prendervi parte. La risposta delle governance americane ed europee è stata piuttosto secca: chi passa con il LIV non potrà giocare i tornei del PGA Tour e del DP World Tour, Majors inclusi, e nemmeno potrà essere selezionato per la Ryder Cup. Per il momento la faccenda è ancora in una fase embrionale con i giocatori di vertice che non si sono ancora espressi in maniera decisa. Di sicuro hanno fatto capire ai rispettivi circuiti che qualcosa deve cambiare chiedendo di essere maggiormente coinvolti nel business pretendendo guadagni maggiori considerato che in fin dei conti lo spettacolo è assicurato dalle loro prestazioni.
La discussione è aperta e nei prossimi mesi vedremo cosa succederà. Quello che appare chiaro, e la stampa specializzata americana ha già iniziato a metterlo in evidenza, è che la creazione di un terzo circuito, che adesso viene chiamato Super Golf League, rappresenterebbe un grosso pericolo per lo sviluppo di questo sport.
A questo proposito negli USA fanno notare cosa è accaduto nella boxe da quando si sono create una miriade di federazioni e associazioni internazionali ognuna con una propria classifica e con i propri campioni. Tutto questo ha ingenerato una grande confusione negli appassionati e anche una certa disaffezione a questo sport. Una volta tutti sapevano chi era il campione mondiale di questa o quella categoria di peso, adesso, invece, con tutte le sigle che si sono affacciate alla ribalta, tutto è diventato più complicato.
Altre discipline sportive hanno vissuto un fenomeno del genere ed il risultato è sempre stato negativo con calo dell’interesse mediatico e del pubblico con conseguente riduzione degli investimenti degli sponsor. È questo il rischio che corre anche il golf se dovesse andare in porto il progetto LIV.
Gli appassionati, i media e gli sponsor vogliono veder gareggiare i migliori tutti insieme, soprattutto negli eventi top come lo sono i quattro Majors e la Ryder Cup.
In questo momento post pandemico il golf sta vivendo a livello mondiale una crescita importante, sia come numero di praticanti di base che di interesse per l’attività di alto livello. L’obiettivo dovrebbe essere quello di rafforzare questa posizione che, invece, la creazione di una nuova realtà professionistica, che di fatto si metterebbe in contrapposizione a quelle esistenti, andrebbe a indebolire. Resta sul tappeto, in ogni caso, la necessità di soddisfare le esigenze dei giocatori che hanno già fatto presente le loro richieste alle quali il PGA Tour e il DP World Tour per il momento hanno risposto con l’incremento dei montepremi dei tornei ed istituendo dei benefit collegati al “valore aggiunto mediatico” che la presenza di un campione può portare a questo o a quel torneo. Per il golf mondiale e per chi lo amministra la sfida del futuro è questa.                  

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.