Battuto Zalatoris al play off. Tiger Woods ritirato dopo il terzo giro.
C’è un voluto un finale thrilling, al quale si sono aggiunte le tre buche designate per il play off, per assegnare a Justin Thomas la vittoria nel PGA Championship numero 104, il secondo major della stagione. Il giocatore americano ha bissato il successo del 2017 nello stesso torneo rafforzando la sua posizione nel ranking mondiale dove adesso occupa la quinta posizione. Sul lunghissimo percorso di Southern Hills di Tulsa in Oklahoma (una par 70 di quasi 7 mila metri) Thomas è riuscito a mettere in campo il suo golf migliore quando serviva farlo, vale a dire nelle ultime 18 buche della domenica pomeriggio quando ha consegnato uno score di 67 colpi, il migliore di giornata. Lo stesso non è riuscito ai giocatori che lo precedevano in classifica al termine del terzo giro come Mito Pereira, Matthew Fitzpatrick e Will Zalatoris.
Mentre l’inglese Fitzpatrick si è sfilato pian piano dalla lotta per il successo finale, l’americano Zalatoris e il cileno Pereira sono sempre stati nella parte alta del tabellone con il giovane sudamericano che si era addirittura portato avanti di tre lunghezze. Pereira, però, ha rovinato tutto sull’ultima buca, affrontata con un colpo di vantaggio, con un disastroso doppio bogey che lo ha estromesso anche dal play off con Thomas e Zalatoris. Dietro il green della 18 ad attendere il cileno, che non ha mai vinto sul PGA Tour, c’era il suo connazionale Newman con una bella bottiglia di champagne da stappare in caso di successo.
Purtroppo è andata diversamente e la delusione di Pereira è stata davvero grande. Vedersi sfuggire la vittoria in un major dopo essere stato in testa per gran parte del torneo è stato devastante.
Il play off ha visto un Justin Thomas solido come una roccia e con due birdie e un par ha fatto meglio di Will Zalatoris, ancora una volta protagonista in un major e sicuramente destinato a farsi largo tra i migliori golfisti in circolazione. Prima del giro finale, però, gli occhi di tutti erano puntati su Tiger Woods, tornato a giocare dopo la sua apparizione al Masters di un mese prima. È riuscito anche in questa occasione a qualificarsi per i giri del weekend grazie a un bel finale nella giornata di venerdi, ma poi i 79 colpi sparati nel terzo giro e il dolore alla gamba lo hanno indotto al ritiro.
È chiaro che Tiger Woods non sia in condizioni fisiche accettabili per giocare quattro giorni di fila soprattutto in un percorso selettivo e difficile come quello che viene preparato in occasione dei majors. Vederlo ancora in campo dopo che gli hanno praticamente ricostruito mezza gamba inserendo viti e placche nelle ossa e rifatto parte del muscolo del polpaccio, è già un mezzo miracolo. Pensare che possa essere di nuovo tra i migliori è, al momento, abbastanza improbabile. Quello che è certo è che Tiger, il quale ha comunque fatto meglio di altri celebrati campioni che non hanno passato il taglio, rimane il personaggio più iconico del golf mondiale, indipendentemente dallo score che consegna. Adesso bisognerà vedere come intende programmare il suo futuro. Capire, cioè, se giocherà solo i majors come ha fatto fino ad oggi (il prossimo sarà l’US Open che per tradizione si disputa su un percorso che più difficile non si può) oppure se aspetterà di raggiungere una condizione fisica migliore di quella attuale.
Chi non ha di questi problemi è John Daly, il pittoresco campione americano noto per il suo stile di vita poco adatto a quello di uno sportivo e forse per questo amatissimo dal pubblico a stelle e strisce. Dopo il primo round, nel quale si era ben comportato, è andato a chiudere la giornata al Casinò di Tulsa giocando alle slot machines e facendosi fotografare con le procaci hostess del locale. Il giorno dopo (sempre a bordo del suo golf cart grazie a un’esenzione medica, fumando il suo abituale pacchetto di sigarette e bevendo la solita decina di lattine della bibita zuccherata più famosa al mondo) il 56enne golfista non ha passato il taglio per 4 colpi ma sia a lui che ai suoi tantissimi fans non ha importato granchè.

Tra i tanti campioni in campo a Southern Hills ne mancava uno, Phil Mickelson, il quale non si è presentato a difendere il titolo vinto lo scorso anno. Da qualche tempo il mancino americano è finito in mezzo alle polemiche per certe sue dichiarazioni contro il PGA Tour e contro i paesi arabi, tanto da fargli prendere la decisione di starsene fuori dal giro per un po’ con la speranza che si calmino le acque. Non si sa ancora quando tornerà in campo, di sicuro, però, si sa che potrebbe essere tra i golfisti che dovrebbero partecipare alle gare del LIV, il nuovo circuito professionistico guidato da Greg Norman e generosamente finanziato da fondi sauditi e sul quale continuano ad esserci molti misteri.

A Tulsa era presente anche Francesco Molinari, autore di una onorevole prestazione, soprattutto nei primi due giri, e il suo 55° posto finale tutto sommato va considerato un risultato soddisfacente alla luce dei suoi piazzamenti nelle ultime gare. Il suo obiettivo dovrebbe essere quello di tornare tra i primi cento del ranking mondiale (attualmente si trova in 181° posizione). I fasti del 2018, quando vinse l’Open Championship e fu l’assoluto protagonista della Ryder Cup, sono purtroppo lontani e difficilmente ripetibili.

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